Terapia di gruppo, disegni e pensieri da (forse) un nerd felice
- Luca Brizi

- 10 nov
- Tempo di lettura: 2 min

Oggi terapia di gruppo per il mio Gulliver.Non male, in fondo: un piccolo mondo dove ci si ritrova, ci si ascolta (più o meno) e si tenta di mettere insieme i pezzi, un po’ come un puzzle con le tessere mischiate da un vento dispettoso.
Il pomeriggio, invece, è “tempo mio”: PC acceso, matita digitale pronta, disegno, scrivo, creo immagini.A volte esce qualcosa di bello, altre volte no — ma in fondo anche i disegni sbagliati raccontano qualcosa, no?
Non ho molti amici. In realtà, ne ho uno solo: Antonio, che con pazienza mi aiuta a risolvere mille cose, piccole e grandi.Gli altri… i “vecchi amici”, beh, sono spariti quando sono stato male. È un classico. Ti ammali, cambi, ti chiudi, e puff — spariscono come comparse di un film che ha cambiato regista. Ma, diciamocelo, non siamo forse soli anche in mezzo alla gente?È una solitudine diversa: rumorosa, distratta, invisibile.
In terapia mi piace osservare.C’è Alberto che non parla mai, Alessia, Filippo, Valerio, Vincenzo,
Arturo, Rosanna, Enrico che ride sempre, la mitica Roberta, Paolo… e tanti altri.Li stimo, davvero. Perché ognuno, con le proprie armi e la propria sensibilità, lotta.E lottare, in questi tempi, è già un atto poetico.
Ultimamente mi diverto a osservare i gesti delle persone: le mani che si muovono, gli occhi che si abbassano, i sorrisi trattenuti.È come un piccolo spettacolo, gratuito e pieno di significato.Altro che cinema — anche perché il cinema no, i luoghi chiusi non fanno per me.Il teatro neanche.La sera mi piace stare tranquillo, andare a letto presto, dormire bene e svegliarmi presto. C’è un silenzio meraviglioso all’alba, come se il mondo non avesse ancora deciso che giorno vuole essere.
E allora mi chiedo: sono un nerd? Forse sì. Ma se per “nerd” s’intende uno che ama creare, osservare, pensare e vivere un po’ a modo suo……allora sì, sono un nerd. E forse, per la prima volta, mi va bene così.




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