Progettare è pensare con lo spazio: riflessioni sulla progettazione architettonica
- Luca Brizi

- 31 ott
- Tempo di lettura: 2 min

La progettazione architettonica è spesso percepita come un atto creativo, una scintilla d’ispirazione che prende forma su un foglio. Ma chi inizia a studiarla capisce presto che progettare è un processo complesso, fatto di analisi, scelte, errori, e soprattutto di domande.Ogni progetto nasce da un bisogno reale e si costruisce attraverso un dialogo costante tra funzione, spazio e significato. Capire questo equilibrio è il primo passo per diventare architetti consapevoli.
1. Il progetto come processo, non come prodotto
Nella formazione universitaria, la tentazione è quella di concentrarsi sul risultato finale: il modello, la tavola, il render. Ma l’architettura non è l’immagine di un edificio — è il percorso che porta a quell’immagine.Ogni decisione progettuale è la risposta a una condizione: il clima, l’orientamento, la luce, la morfologia del suolo, le esigenze del committente, le regole urbane, la memoria del luogo.Saper progettare significa mettere in relazione questi elementi, trovare un equilibrio tra vincoli e libertà, tra ragione e intuizione.
2. Il contesto come punto di partenza
Un buon progetto non nasce nel vuoto.Ogni architettura è parte di un sistema più ampio — urbano, paesaggistico, sociale.Studiare il contesto non significa soltanto misurare e disegnare, ma comprendere: capire come le persone vivono lo spazio, come il sole entra negli edifici, come un percorso diventa esperienza.Solo osservando il contesto con attenzione l’architetto può dare forma a qualcosa che appartiene al luogo, invece di imporsi su di esso.
3. Forma e funzione: un equilibrio dinamico
La progettazione architettonica vive della tensione continua tra funzione e forma.Una pianta funzionale non è necessariamente bella, e una forma suggestiva non sempre funziona.Il compito dello studente è imparare a muoversi tra questi poli, sviluppando la capacità di tradurre esigenze pratiche in soluzioni spaziali coerenti.La bellezza, in architettura, non è un ornamento: nasce quando ogni parte trova il proprio senso.
Come diceva Louis Kahn:
“L’architettura è ciò che rimane quando si toglie tutto ciò che non è essenziale.”
4. Dall’idea al disegno
Il disegno non serve solo a rappresentare, ma a pensare.È lo strumento con cui il progetto prende forma, evolve, cambia direzione.Nel processo progettuale, ogni schizzo è un passo avanti nella comprensione del problema.Il digitale offre strumenti straordinari, ma non sostituisce la mano e la mente che ragionano insieme: il disegno resta il linguaggio più diretto per dialogare con lo spazio e con sé stessi.
5. L’etica del progetto
Progettare oggi significa anche affrontare questioni ambientali, sociali, economiche.L’architettura non può limitarsi a essere bella o funzionale: deve essere responsabile.Ogni scelta — dal materiale alla scala urbana — ha un impatto sul mondo.Lo studente che inizia a progettare deve imparare a porsi una domanda semplice ma decisiva:
“Cosa sto aggiungendo al mondo costruendo questo edificio?”
È in questa domanda che l’architettura ritrova la sua dimensione umana.
Conclusione: imparare a guardare
La progettazione architettonica non si impara solo nei laboratori o nei software, ma nella realtà.Guardare edifici, camminare nelle città, osservare come la luce attraversa uno spazio sono gesti formativi tanto quanto disegnare.Progettare è, prima di tutto, imparare a vedere.
Chi studia architettura deve accettare la lentezza del processo, la complessità del pensiero, la bellezza dell’incertezza.Perché ogni progetto, anche il più piccolo, è un modo per interpretare il mondo — e per lasciarvi una traccia.




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