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Roma, città al femminile

  • Immagine del redattore: Luca Brizi
    Luca Brizi
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 1 min

(Specchio di pietra e d’amore)


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Roma non si lascia definire: si lascia amare.È una donna antica che conosce il tempo,e lo porta con fierezza come un gioiello sul collo.

Ogni suo muro è una carezza di secoli,ogni rovina un sorriso che ha resistito al dolore.Roma vive nel gesto di chi la attraversa,nel passo distratto, nella parola gridata,nel silenzio che accompagna la luce di un tramonto.

Qui l’architettura non domina: ascolta.Le case si piegano al ritmo umano,le piazze si aprono come braccia,le fontane sussurrano nomi dimenticati.Tutto scorre come un dialogo tra pietra e carne.

Chi progetta a Roma non crea, continua.Ogni architetto è un innamorato che riscrive una lettera,sapendo che la città gli risponderà a modo suo —con un frammento di marmo, un’ombra, una voce.

Perché Roma è uno specchio:riflette ciò che siamo, amplifica ciò che sogniamo.È fatta di edifici e di persone,di architetture che respirano e di anime che costruiscono.

E in fondo, nulla la descrive meglio del suo stesso nome.ROMA — che letto al contrario diventa AMOR.Non è un caso, è una rivelazione.

Qui l’amore non è sentimento ma sostanza:è nei mattoni, nella polvere, nei gesti quotidiani.È ciò che tiene insieme le crepe e i destini,ciò che trasforma la città in un corpo vivo,che accoglie, resiste, e ancora una volta, ama.

 
 
 

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